È ufficiale: Penguin è entrato a far parte dell’algoritmo di Google in real time, a partire da ieri 23 settembre 2016.
Breve riepilogo: ad inizio anno, come ricorderete, era avvenuto un update dell’algoritmo di Google di cui abbiamo avuto modo di parlare approfonditamente.
Google nei mesi scorsi ha evidentemente continuato a lavorare alacremente ed è di ieri la notizia che Penguin ora prevede il funzionamento in real time. Niente più aggiornamenti periodici dunque.
La scansione e la reindicizzazione sarà molto più veloce e, in caso di penalizzazione, sarà molto più semplice recuperare posizioni in SERP una volta risolto il problema.
L’ultimo aggiornamento di Penguin tra l’altro era avvenuto nell’ottobre del 2014, pertanto tutti i siti penalizzati in quel lasso di tempo dovrebbero, a questo punto, recuperare le posizioni perdute. A patto naturalmente di aver eliminato del tutto le possibili cause di penalizzazione.
PENGUIN: REAL TIME E GRANULARE
Non solo: ora Penguin è granulare. In caso di tecniche non ammesse – quali schemi di link artificiali – sarà penalizzato non l’intero sito ma le singole pagine che hanno utilizzato/beneficiato di questa metodologia. Google, infatti, fa sapere: “Penguin is now more granular. Penguin now devalues spam by adjusting ranking based on spam signals, rather than affecting ranking of the whole site.” Penguin potrebbe quindi penalizzare singole pagine o sezioni del sito, senza per questo interessare tout-court l’intero sito web.
Tuttavia la fase di testing non è ancora terminata e, ancora per i prossimi giorni, sarà possibile notare fluttuazioni – in positivo o in negativo – nelle SERP.
Detto ciò, come è possibile evitare di essere penalizzati dal nuovo Penguin? Innanzitutto occorre verificare la qualità dei backlink (link in entrata) del proprio sito web. Ciò lo si può fare facilmente utilizzando lo strumento “Link che rimandano al tuo sito” di Search Console.
LINK ARTIFICIALI: COME RICONOSCERLI?
Penguin penalizza i link non naturali o ottenuti artificialmente o di bassa qualità, per esempio:
– provenienti da siti di qualità scadente
– riconducibili a siti non a tema
– link a pagamento
– link con anchor text innaturali, secche o contenenti keyword esatte
Dunque, bisognerebbe eliminare tutti i link provenienti da siti riconducibili a spam (tra cui anche directory di bassa qualità e meri contenitori di link), così come tutti quei link provenienti da siti non rilevanti o decisamente off-topic rispetto all’argomento trattato nel nostro sito. Per quanto riguarda i link a pagamento, Google potrebbe esaminare il lasso di tempo in cui è avvenuto l’incremento di backlink, verificando quindi se ci sono stati picchi sospetti. L’attività di digital PR dovrebbe, infatti, essere graduale e controllata.
Importantissimo è il testo di ancoraggio, che dovrebbe essere fortemente diversificato e di tipo long tail (contenente cioè almeno 4-5 parole), come accade del resto con link spontanei e naturali.
E voi? Avete notato notevoli fluttuazioni nell’ultimo periodo?